Claudio Carini Leopardi A Silvia Lyrics
            Silvia, rimembri ancora
            quel tempo della tua vita mortale,
            quando beltà splendea
            negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
            e tu, lieta e pensosa, il limitare
            di gioventù salivi?
        
            Sonavan le quiete
            stanze, e le vie d'intorno,
            al tuo perpetuo canto,
            allor che all'opre femminili intenta
            sedevi, a__ai contenta
            di quel vago avvenir che in mente avevi.
            Era il maggio odoroso: e tu solevi
            così menare il giorno.
        
            Io gli studi leggiadri
            talor lasciando e le sudate carte,
            ove il tempo mio primo
            e di me si spendea la miglior parte,
            d'in su i veroni del paterno ostello
            porgea gli orecchi al suon della tua voce,
            ed alla man veloce
            che percorrea la faticosa tela.
            Mirava il ciel sereno,
            le vie dorate e gli orti,
            e quinci il mar da lungi, e quindi il monte.
            Lingua mortal non dice
            quel ch'io sentiva in seno.
        
            Che pensieri soavi,
            che speranze, che cori, o Silvia mia!
            Quale allor ci apparia
            la vita umana e il fato!
            Quando sovviemmi di cotanta speme,
            un affetto mi preme
            acerbo e sconsolato,
            e tornami a doler di mia sventura.
            O natura, o natura,
            perché non rendi poi
            quel che prometti allor? perché di tanto
            inganni i figli tuoi?
        
            Tu pria che l'erbe inaridisse il verno,
            da chiuso morbo combattuta e vinta,
            perivi, o tenerella. E non vedevi
            il fior degli anni tuoi;
            non ti molceva il core
            la dolce lode or delle negre chiome,
            or degli sguardi innamorati e schivi;
            né teco le compagne ai dì festivi
            ragionavan d'amore.
        
            Anche perìa fra poco
            la speranza mia dolce: agli anni miei
            anche negaro i fati
            la giovinezza. Ahi come,
            come passata sei,
            cara compagna dell'età mia nova,
            mia lacrimata speme!
            Questo è il mondo? questi
            i diletti, l'amor, l'opre, gli eventi,
            onde cotanto ragionammo insieme?
            questa la sorte delle umane genti?
            All'apparir del vero
            tu, misera, cadesti: e con la mano
            la fredda morte ed una tomba ignuda
            mostravi di lontano.
        
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